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LIBERTÀ È STARE ZITTI/E? - Torino, 3 febbraio 2023 alla Fabbrica delle E, Corso Trapani 91/b

Dettagli
Notizie
24 Gennaio 2023
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LIBERTÀ È STARE ZITTI/E?

Venerdì 3 febbraio a Torino assemblea pubblica alla Fabbrica delle E

 

Di fronte alle manifestazioni del dissenso che in diversi ambiti si verificano, sempre più frequente è la reazione repressiva da parte di alcuni poteri dello Stato e non solo, sia con gli strumenti della forza sia con mezzi più morbidi, utilizzati in modo eccessivo o inappropriato, con lo scopo di zittire e criminalizzare le voci critiche e fuori dal coro. Come reagire a questa palese violazione dei principi garantiti dalla nostra Costituzione? A partire da questa domanda numerose realtà torinesi hanno organizzato un incontro pubblico di confronto alla Fabbrica delle E, in corso Trapani 91/b a Torino.

In occasione della manifestazione romana per il decennale del referendum sull’acqua, è stata comminata una multa di oltre 60.000€ per affissione abusiva, francamente sproporzionata rispetto alla violazione, tale da risultare vessatoria e repressiva. Poteva andare anche peggio: nessun attivista di Acqua Bene Comune è stato colpito da un Daspo, né ha visto violare il proprio domicilio da una perquisizione delle forze dell’ordine o è stato manganellato, indagato dalla magistratura, addirittura incarcerato. Molti altri invece sì: sta diventando la norma per gli studenti, i lavoratori o gli attivisti di movimenti sociali che si trovano in posizioni confliggenti con quelle dei poteri pubblici e che vengono colpiti da provvedimenti di inconcepibile durezza per atti che un tempo avremmo considerato normale confronto politico.

Eppure, manifestare in pubblico le proprie idee è un diritto tutelato dall’articolo 17 della Costituzione, così importante da poter essere compresso solo in casi eccezionalmente gravi e per un periodo di tempo limitato. Come si concilia con l’effetto intimidatorio delle nuove forme di repressione dato da multe, querele, risarcimenti da decine di migliaia di euro, fino ad arrivare a daspo e arresti per il solo fatto di avere presenziato a una manifestazione?

C’è chiaramente una scala nella gravità della risposta repressiva, ma è possibile identificare una matrice comune nei provvedimenti di natura pecuniaria e in quelli di natura penale?

Poiché i problemi per essere affrontati e risolti, vanno conosciuti e approfonditi nelle loro origini, è stato organizzato un momento di confronto e condivisione il 

3 febbraio 2022

Fabbrica delle E, Corso Trapani 91/b, Torino

apericena ore 19:30

dibattito ore 21:00 

 

Link Zoom per partecipare online: https://us02web.zoom.us/j/89734217242?pwd=QXZHQ3ZjRkN2L2wvcGQycS9oaW5VQT09

Diretta facebook nella pagina del Comitato Acqua Pubblica Torino

 

A promuovere l'iniziativa numerose realtà del territorio: Acmos, Anpi Grugliasco, Attac Torino, Comitato Acqua Pubblica Torino, Csoa Askatasuna, CUB, Extinction Rebellion, Fridays for Future, Incursioni Saporite, Mamme in piazza per la libertà di dissenso, NoTav, Si Cobas Torino, Ultima generazione

L’appello dei promotori: Se pensate che il dissenso, la critica e il conflitto non siano mali da cui preservare l’opinione pubblica ma la normalità di una democrazia sana, vi chiediamo di partecipare all’incontro, che sarà preceduto da un gustoso apericena dalle ore 19:30.

Accordo IREN-Mekorot e diritto all'acqua

Dettagli
Notizie
24 Gennaio 2023

 

 IREN MEKOROT n

Immagine: Donne in Nero Parma

 

No al Protocollo di collaborazione IREN-MEKOROT finché non sarà rispettato il diritto all’acqua degli abitanti dei Territori Palestinesi Occupati

  

Mekorot è l’azienda pubblica che gestisce il sistema idrico in Israele e nei Territori Occupati dove pratica odiose discriminazioni nei confronti dei palestinesi nell’accesso all’acqua: 60 litri al giorno per un palestinese in Cisgiordania, 350 litri al giorno per un israeliano in Israele, 400 litri per un colono nei Territori, e nel costo del servizio: 30 shekel (6 euro) al  metro cubo per i palestinesi,  3 shekel per gli israeliani.

Queste e altre denunce e testimonianze si susseguono da anni, ancor più forti e diffuse dopo l’annuncio dell’Accordo Iren-Mekorot del 10 gennaio scorso[1], a partire da CGIL CISL UIL Reggio Emilia: “Non può una società come Iren, unitamente alle amministrazioni comunali che la controllano, rendersi complice di una simile situazione che prosegue ormai da decenni”, e smentiscono quanto dichiarato da IREN al Manifesto “Questo protocollo e, in generale, tutte le attività che Iren intraprende prevedono un attento controllo del rispetto dei principi alla base della propria responsabilità sociale d’impresa[2].”

Una responsabilità sociale che Mekorot evidentemente non condivide né pratica e che risulta inconciliabile con le finalità del Comune  di Torino, azionista al 13,8% di IREN, di “assicurare il diritto universale all'acqua potabile (…)   riconoscere, anche al fine di tutelare le generazioni future, i beni comuni in quanto funzionali all'esercizio dei diritti fondamentali della persona nel suo contesto ecologico  (…) e di conformare la propria azione a criteri di: “cooperazione con enti pubblici e, riservando al Comune adeguati strumenti di indirizzo e controllo, con soggetti privati nell'esercizio di funzioni e servizi e per lo svolgimento di attività economiche e sociali;  (…),  cooperazione internazionale, le relazioni e gli scambi nazionali ed internazionali con gli altri enti locali[3].”

Finalità che vanno rispettate  e fatte rispettare anche dalla società IREN partecipata dalla Città di Torino e dalle sue tre rappresentanti nel Consiglio di Amministrazione dell’azienda, e tocca ai consiglieri/e comunali verificarlo.

I cittadini torinesi si aspettano che la verifica venga fatta al più presto e che le loro rappresentanti nel Consiglio di Amministrazione di IREN chiedano la revoca del Protocollo d’Intesa in oggetto, o quanto meno la sua sospensione finché non sarà accertata la fine di ogni discriminazione nell’acceso all’acqua di tutti gli abitanti dei Territori Palestinesi Occupati.

Torino, 23 gennaio 2023

 

[1] https://www.gruppoiren.it/it/media/comunicati-stampa/2023/firmato-protocollo-intesa-tra-Iren-e-Mekorot.html

[2] https://ilmanifesto.it/contro-lintesa-iren-mekorot-ruba-acqua-ai-palestinesi

[3] V. artt. 2.n), q), e Art. 3.f), l) dello Statuto della Città di Torino 

Il caso di Parigi: municipalizzazione dell’azienda dell’acqua e democratizzazione

Dettagli
Notizie
05 Aprile 2022

DemocratizingPublicServices 680x275

 

Il caso di Parigi: municipalizzazione dell’azienda dell’acqua e democratizzazione

estratto da:

Democratizing Public Services

by Anne Le Strat and Michael Menser

Rosa Luxemburg Stiftung New York Office

https://rosalux.nyc/democratizing-public-services/

 

Scarica la traduzione in italiano delle pagg. 37-60

L'intero documento in lingua inglese è disponibile nel sito Rosa Luxemburg Stiftung - NYC

……………….

pagg. 37 - 60

Capitolo 2 – Il caso di Parigi: municipalizzazione dell’azienda dell’acqua e democratizzazione, la novità dell’Osservatorio

Questo capitolo tratta del cambiamento radicale delle politiche dell’acqua realizzato a Parigi e fondato sui valori di democrazia, giustizia e resilienza.  Per comprendere appieno i pro e contro del processo di democratizzazione -  che ha accompagnato la rimunicipalizzazione del servizio idrico parigino -  bisogna collocare questa importante riforma nel contesto politico del tempo.[1]

La nuova configurazione politica del potere comunale

 

Nel 2001, per la prima volta dalla Comune di Parigi, un esponente della sinistra, Bertrand Delanoë (Partito Socialista) è stato eletto sindaco di Parigi. L’insediamento di una coalizione politica di sinistra (Socialisti, Verdi e Comunisti) ha rappresentato una svolta profonda. In precedenza solo la destra aveva regnato sull’amministrazione parigina, creando una rete di collusioni e legami tra le diverse sfere del potere, tramite rapporti con soggetti economici e politici basati su clientelismo, accordi sottobanco e lobbismo.

Quella svolta politica radicale è stata impersonata dall’arrivo dei nuovi eletti tra i quali molti giovani e donne. I Verdi, rappresentati per la prima volta in Consiglio comunale, erano  il secondo Gruppo per numero di eletti.  La coalizione era composta per la maggior parte da consiglieri alle prime armi, senza esperienza istituzionale, ma che si erano preparati nell’attivismo e nelle ONG. Creato nel 1984, quello dei Verdi in Francia è un partito giovane rispetto agli altri. Molti dei suoi promotori si sono formati nei movimenti di base, sociali e ambientali. E questo li ha resi portatori di una visione alternativa della società da far fiorire nelle stanze del potere. Una visione meno gerarchica e molto più aperta alla società civile e ai movimenti. Un approccio orizzontale che spiega perché il partito non si è dedicato soltanto ai problemi ambientali ma anche a quelli dei beni comuni, dei servizi pubblici e alla lotta contro il clientelismo.

Un modo diverso di intendere la politica, e di farla,  che si è tradotto nelle nuove scelte politiche e nelle pratiche democratiche realizzate a Parigi. Molto ha contato il ruolo dei Verdi nella rottura con i programmi delle precedenti maggioranze di destra e nell’attuazione di quelli della coalizione di sinistra che hanno portato all’approvazione delle riforme comunali e in particolare alla lotta contro alcune lobbies industriali.  Essa è stata resa possibile dai Verdi che non hanno mai preso soldi da organizzazioni private, tanto meno dai grandi gruppi e dalle multinazionali. Tutti gli altri partiti, che hanno avuto ruoli di potere a livello nazionale e locale, compreso il Partito Comunista, hanno goduto per decenni – in totale mancanza di trasparenza- dell’appoggio finanziario dei grandi gruppi privati, sia per le campagne elettorali sia per la normale gestione quotidiana del partito. Fino al 1988 non c’erano leggi in Francia sul finanziamento dei partiti, e la porta era aperta a ogni sorta di abuso.

Per fortuna, sono poi intervenute diverse leggi che hanno cercato di rispondere a casi certi di corruzione, fino al divieto, nel 2005,  di donazioni ai partiti da parte delle imprese.

In ogni caso quelle pratiche avevano creato relazioni durature e legami di dipendenza tra la classe politica e il settore privato. E l’appoggio dei grandi gruppi ai politici non è cessato del tutto nemmeno oggi. Ora passa attraverso vari e diversi canali, a volta visibili e pubblici, a volte ai limiti della corruzione. Si possono citare i posti di lavoro offerti a politici sconfitti, o incarichi di rappresentanza, doni sotto forma di contributo finanziario a campagne di comunicazione o  eventi organizzati dal Comune e altro. È innegabile che l’indipendenza finanziaria dei Verdi, fin dalla loro nascita, dai gruppi privati, dice molto sulla libertà dei loro rapporti con le multinazionali.

Nella classe politica francese i Verdi (ora Europe Ecologie-Les Verts) sono sempre stati in prima linea per la gestione pubblica dell’acqua, spesso da soli contro le grandi imprese. In Francia, hanno dato il più grande contribuito per deprivatizzare i servizi idrici, soprattutto come amministratori locali contro gli affidamenti alle multinazionali francesi. Il primo caso significativo di rimunicipalizzazione dell’acqua in una grande città è quello di Grenoble. Negli anni ’90 un consigliere comunale dei Verdi diede inizio a una lotta con l’allora sindaco di Grenoble, denunciandolo come responsabile di  un sistema corruttivo che aveva portato alla privatizzazione dell’acqua nel 1989.  Nel 1995 una nuova maggioranza Sinistra-Verdi  decise di costituire una società mista per guadagnar tempo e gestire la controversia legale in atto.

Alla fine, dopo una vertenza giudiziaria di 5 anni e la condanna dell’ex sindaco a 5 anni di carcere, nel 2000 il Consiglio comunale ha approvato la totale rimunicipalizzazione ed è stata avviata  la trasformazione in azienda a totale proprietà e gestione pubblica.

Acqua di Parigi : protagonisti e organizzazione

Per capire la rivoluzione che ha rappresentato la rimunicipalizzazione a Parigi, occorre aver presente che la situazione dell’acqua  nella capitale rifletteva quella del settore idrico dell’intera Francia, con due grandi multinazionali dell’acqua come protagoniste: Veolia e Suez.

Leggi tutto …

STOP al DDL Concorrenza, NO alle privatizzazioni

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Notizie
21 Gennaio 2022

Batman

Come 10 anni fa, ci tocca ribadire che non può esistere concorrenza in regime di monopolio naturale: il disegno di Legge per la #concorrenza rilancia la PRIVATIZZAZIONE dei servizi pubblici locali, acqua compresa.

L'art. 6 di questo provvedimento rischia di mettere una pietra tombale sull’esito referendario del 2011 cancellando la volontà popolare.

Aiutaci a fermarlo!

Firma anche tu la petizione a questo link: https://chng.it/4SJYSSpg

STOP al DDL Concorrenza, NO alle privatizzazioni

per l'#acquapubblica e i beni comuni

 

Si scrive Concorrenza, si legge Privatizzazione

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20 Dicembre 2021

20211220 Supergoccia

!!!ABBIAMO BISOGNO ANCHE DI TE!!!!

🎄Hai già fatto la tua buona azione natalizia? Non farti mancare anche questa: sei in contatto con un/una Sindaca? O con un consigliere, una consigliera comunale?

💦 Consegna loro l’ordine del giorno che trovi qui per chiedere lo stralcio dell’art. 6 del DDL Concorrenza.

✨Regaliamo a loro e a noi stessi la possibilità di scongiurare un nuovo tentativo di privatizzazione dell’acqua e dei servizi pubblici locali.

#StopArt6
#acquapubblica

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