16 giugno 2022 - Audizione sulla Tariffa dell’Acqua e spreco idrico
Il 16 Giugno 2022 siamo stati auditi sulla Tariffa dell’acqua in Commissione Servizi Pubblici Locali del Comune di Torino.
Torino, 16 Giugno 2022
Il 16 Giugno 2022 siamo stati auditi sulla Tariffa dell’acqua in Commissione Servizi Pubblici Locali del Comune di Torino.
Torino, 16 Giugno 2022
Al Presidente della Regione Campania
Vincenzo De Luca
alla Giunta e al Consiglio regionale della Campania
Oggetto: Stati generali sull’Ambiente - Perché escludete il Movimento dell'Acqua?
Il Comitato Acqua Pubblica Torino protesta indignato per le vostre discriminazioni contro il movimento dell'acqua di Napoli, e per l'esclusione di ABC Napoli dagli Stati Generali sull'ambiente. Nell'unica città che ha rispettato l'esito dei referendum del 2011, eliminando le logiche di mercato dalla gestione dell'acqua, risulta gravissima la vostra accondiscendenza verso il potere delle multinazionali, i loro profitti, il loro sfruttamento della risorsa idrica. Il cambiamento climatico ormai irreversibile, la siccità, lo spreco idrico richiedono attenzione al bene comune, non all'interesse di pochi.
Esprime totale solidarietà al Comitato Acqua Pubblica di Napoli e ribadisce il comune impegno per la proprietà e gestione pubblica, trasparente, efficiente e partecipativa, del Bene Comune Acqua.
Torino, 11 Giugno 2022
Forum Italiano dei Movimenti dell’Acqua - Comitato regionale Acqua Pubblica Piemonte
www.acquabenecomunetorino.org - cell. 388 8597492
Forse non tutti sanno che le decisioni di governo dell'acqua di Vercelli non competono ad ASM-ex ATENA, ma ai 25 SINDACI membri della Conferenze di ATO2 – Autorità d’Ambito Biellese Casalese Vercellese.
Essi devono aggiornare almeno ogni tre anni il Piano d'Ambito che stabilisce le finalità, priorità ed entità degli investimenti idrici, gli obiettivi della gestione, dai quali deriva l'ammontare della tariffa che deve coprire solo i costi di gestione e di investimento (full cost recovery), escludendo il profitto, abrogato dal Referendum del 2011.
Nella realtà vercellese purtroppo le cose non stanno così.
Il Piano d’Ambito dell’ATO2 risale al 2006, è stato rivisto in parte nel 2014 e non è stato più aggiornato, come se la situazione idrogeologica del territorio fosse rimasta da allora immutata, e la crisi climatica con le sue conseguenze come la siccità non fossero allarmanti.
Non si parla nemmeno di abolire l’enorme spreco idrico di 16.197.750 m³/anno, corrispondenti al 36,9% dell’acqua prelevata, ma solo di ridurlo al 30% entro il 2023[1].
Negli anni successivi al 2014, ATENA SpA è diventata ASM S.p.A. della quale IREN ha poi acquisito la maggioranza del capitale, facendo così decadere l’affidamento diretto “in house” della gestione del Servizio Idrico portato “in dote” da ATENA. Quando, come in questo caso, il Comune rinuncia alla proprietà del servizio, le leggi nazionali ed europee impongono che esso sia privatizzato attraverso una gara d’appalto. Lo conferma la recente sentenza della Corte di Giustizia Europea[2], che ha tolto a IREN la gestione del Servizio raccolta rifiuti del Comune di Lerici, “ereditato” dalla precedente azienda comunale.
ATO2 ha invece costituito nel 2006 un’azienda denominata “ATO2ACQUE S.C.A.R.L.” con il compito di unificare le 6 aziende idriche operanti nel territorio di ATO2, in un gestore unico d’ambito al quale poter nuovamente affidare – senza gara – il servizio idrico. Da allora, la società è rimasta inattiva. Solo negli ultimi tempi sembra aver preso una qualche consistenza e aspetta che i 25 Sindaci se ne accorgano.
Tanto più che tutte le concessioni del Servizio Idrico di ATO2 vanno a scadenza il 31 dicembre 2023.
Ci attendiamo che i Sindaci dell’ATO2 assicurino presto alla Città di Vercelli un governo dell’acqua pubblico, trasparente e partecipativo.
Torino, giugno 2022
[1] cfr. pag. 115 Allegato alla Delibera ATO2 n. 837 del 31/03/2021 e Decreto Ministeriale 8 gennaio 1997, n. 99 - Regolamento sui criteri e sul metodo in base ai quali valutare le perdite degli acquedotti e delle fognature.
I torinesi hanno appreso dalla stampa che il Sindaco della Città intende cooptare un rappresentante dei lavoratori nel Consiglio di Amministrazione di GTT.
E perché non anche un rappresentante degli utenti? Altrettanto insoddisfatti e scontenti della gestione GTT e fortemente interessati a una rete moderna, diffusa ed efficiente di trasporto pubblico, con più mezzi, più corse e più fermate che facciano sparire gli affollati capannelli di attesa alle pensiline e inducano l’automobilista a preferire il mezzo pubblico.
Le OO.SS. nicchiano, propongono l’avvio di un confronto sul tema.
Confronto che non può prescindere dalla constatazione che l’attuale forma societaria di diritto privato per la gestione dei servizi pubblici è del tutto inadeguata.
Riteniamo sia necessario, non fosse che per onestà intellettuale, che il futuro confronto comprenda anche l’ipotesi di un’Azienda Speciale di diritto pubblico che, con la sua autonomia organizzativa, consente la sperimentazione di forme di partecipazione dei lavoratori e dei cittadini utenti senza imbrigliarla nello stretto ruolo di rappresentati, seppure indiretti, del capitale azionario. Ruolo che il codice civile, da sempre, pone a tutela della remunerazione del capitale.
Ricordiamo che l’Azienda Speciale è una figura esistente nel nostro ordinamento che viene rifiutata per motivi puramente ideologici, quando non per favorire potentati privati. E che forme societarie analoghe all’Azienda Speciale sono ampiamente diffuse negli altri paesi europei, nel settore del trasporto citiamo solo Parigi: la RATP è un établissement public de caractère industriel et commercial dove anche EAU DE PARIS è un service en régie.
Del resto il Regolamento Europeo 1370 del 2007 (immediatamente applicabile) è stato approvato proprio per permettere alle amministrazioni locali di sottrarre il Trasporto Pubblico Locale ad un mercato (così tanto amato dai nostri amministratori) sempre più finanziarizzato e speculativo.
Per una volta proviamo ad essere più europei, veramente!
Torino, 12 maggio 2022
"Image" di justCRONO è licenziata come CC BY-NC-ND 2.0 .
Il governo Draghi ha predisposto il disegno di legge sulla concorrenza e il mercato, che è in fase di esame in Parlamento.
Si tratta di un documento dove trionfa il “tutto è merce”: acqua, energia, rifiuti, trasporto pubblico locale, sanità, servizi sociali e culturali: tutto va gestito con le logiche del mercato e del profitto.
Si annulla così la volontà popolare espressa con i referendum del 2011 contro la privatizzazione dell'acqua e dei beni comuni.
L’ obbligo di mettere a gara i servizi pubblici espropria i Comuni del loro ruolo fondamentale, assicurato dalla Costituzione, di garantire il soddisfacimento dei bisogni e la tutela dei diritti della cittadinanza.
Nella sempre più drammatica crisi climatica si ignora la necessità di tutelare le risorse ambientali nell'interesse collettivo e non di pochi centri di interesse finanziario e speculativo.
La pandemia, la guerra di nuovo dentro i confini dell'Europa, il drastico peggioramento delle condizioni di vita delle persone, esigono uno stop al modello sociale basato sui profitti.
Occorre costruire un'altra società, fondata sulle persone e sui loro diritti, sulla riappropriazione sociale dell'acqua e dei beni comuni, sulla gestione partecipativa di tutti i servizi pubblici.
Per questo chiediamo lo stralcio dell'art. 6, lo stop ai provvedimenti su sanità, servizi sociali, trasporti, rifiuti, energia contenuti nel DdL Concorrenza e l'apertura di un ampio dibattito pubblico sulla gestione dell'acqua, dei beni comuni, dei servizi pubblici.
Con Comitato Acqua Pubblica Torino e Acmos, Anpi Grugliasco, Arci Torino, Attac Torino, Comunet, Manituana, Pro Natura, Salviamo il Paesaggio Torino, Volere la luna, federazione di Torino di Rifondazione comunista, fondazione Benvenuti in Italia, Sinistra Ecologista, CUB, USB, Sinistra Anticapitalista…e tutt* coloro che hanno a cuore i beni comuni
(adesioni in aggiornamento)
Torino, maggio 2022
GUARDA LE FOTO DELL'INIZIATIVA PUBBLICA IN PIAZZA CARIGNANO (su facebook oppure su google photo)
Intervento della prof.ssa Alessandra Algostino:
Intervento di Valentina di Manituana-Laboratorio Culturale Autogestito:
Intervento di Simona Bombieri (Comitato acqua pubblica Torino):
Intervento di Daniele di USB Taxi:
Intervento di Lorenzo Varaldo (Esecutivo nazionale No Autonomia Differenziata):
Vai all'evento facebook
Approfondimenti nel sito Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua
Il caso di Parigi: municipalizzazione dell’azienda dell’acqua e democratizzazione
estratto da:
Democratizing Public Services
by Anne Le Strat and Michael Menser
Rosa Luxemburg Stiftung New York Office
https://rosalux.nyc/democratizing-public-services/
Scarica la traduzione in italiano delle pagg. 37-60
L'intero documento in lingua inglese è disponibile nel sito Rosa Luxemburg Stiftung - NYC
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pagg. 37 - 60
Capitolo 2 – Il caso di Parigi: municipalizzazione dell’azienda dell’acqua e democratizzazione, la novità dell’Osservatorio
Questo capitolo tratta del cambiamento radicale delle politiche dell’acqua realizzato a Parigi e fondato sui valori di democrazia, giustizia e resilienza. Per comprendere appieno i pro e contro del processo di democratizzazione - che ha accompagnato la rimunicipalizzazione del servizio idrico parigino - bisogna collocare questa importante riforma nel contesto politico del tempo.[1]
La nuova configurazione politica del potere comunale
Nel 2001, per la prima volta dalla Comune di Parigi, un esponente della sinistra, Bertrand Delanoë (Partito Socialista) è stato eletto sindaco di Parigi. L’insediamento di una coalizione politica di sinistra (Socialisti, Verdi e Comunisti) ha rappresentato una svolta profonda. In precedenza solo la destra aveva regnato sull’amministrazione parigina, creando una rete di collusioni e legami tra le diverse sfere del potere, tramite rapporti con soggetti economici e politici basati su clientelismo, accordi sottobanco e lobbismo.
Quella svolta politica radicale è stata impersonata dall’arrivo dei nuovi eletti tra i quali molti giovani e donne. I Verdi, rappresentati per la prima volta in Consiglio comunale, erano il secondo Gruppo per numero di eletti. La coalizione era composta per la maggior parte da consiglieri alle prime armi, senza esperienza istituzionale, ma che si erano preparati nell’attivismo e nelle ONG. Creato nel 1984, quello dei Verdi in Francia è un partito giovane rispetto agli altri. Molti dei suoi promotori si sono formati nei movimenti di base, sociali e ambientali. E questo li ha resi portatori di una visione alternativa della società da far fiorire nelle stanze del potere. Una visione meno gerarchica e molto più aperta alla società civile e ai movimenti. Un approccio orizzontale che spiega perché il partito non si è dedicato soltanto ai problemi ambientali ma anche a quelli dei beni comuni, dei servizi pubblici e alla lotta contro il clientelismo.
Un modo diverso di intendere la politica, e di farla, che si è tradotto nelle nuove scelte politiche e nelle pratiche democratiche realizzate a Parigi. Molto ha contato il ruolo dei Verdi nella rottura con i programmi delle precedenti maggioranze di destra e nell’attuazione di quelli della coalizione di sinistra che hanno portato all’approvazione delle riforme comunali e in particolare alla lotta contro alcune lobbies industriali. Essa è stata resa possibile dai Verdi che non hanno mai preso soldi da organizzazioni private, tanto meno dai grandi gruppi e dalle multinazionali. Tutti gli altri partiti, che hanno avuto ruoli di potere a livello nazionale e locale, compreso il Partito Comunista, hanno goduto per decenni – in totale mancanza di trasparenza- dell’appoggio finanziario dei grandi gruppi privati, sia per le campagne elettorali sia per la normale gestione quotidiana del partito. Fino al 1988 non c’erano leggi in Francia sul finanziamento dei partiti, e la porta era aperta a ogni sorta di abuso.
Per fortuna, sono poi intervenute diverse leggi che hanno cercato di rispondere a casi certi di corruzione, fino al divieto, nel 2005, di donazioni ai partiti da parte delle imprese.
In ogni caso quelle pratiche avevano creato relazioni durature e legami di dipendenza tra la classe politica e il settore privato. E l’appoggio dei grandi gruppi ai politici non è cessato del tutto nemmeno oggi. Ora passa attraverso vari e diversi canali, a volta visibili e pubblici, a volte ai limiti della corruzione. Si possono citare i posti di lavoro offerti a politici sconfitti, o incarichi di rappresentanza, doni sotto forma di contributo finanziario a campagne di comunicazione o eventi organizzati dal Comune e altro. È innegabile che l’indipendenza finanziaria dei Verdi, fin dalla loro nascita, dai gruppi privati, dice molto sulla libertà dei loro rapporti con le multinazionali.
Nella classe politica francese i Verdi (ora Europe Ecologie-Les Verts) sono sempre stati in prima linea per la gestione pubblica dell’acqua, spesso da soli contro le grandi imprese. In Francia, hanno dato il più grande contribuito per deprivatizzare i servizi idrici, soprattutto come amministratori locali contro gli affidamenti alle multinazionali francesi. Il primo caso significativo di rimunicipalizzazione dell’acqua in una grande città è quello di Grenoble. Negli anni ’90 un consigliere comunale dei Verdi diede inizio a una lotta con l’allora sindaco di Grenoble, denunciandolo come responsabile di un sistema corruttivo che aveva portato alla privatizzazione dell’acqua nel 1989. Nel 1995 una nuova maggioranza Sinistra-Verdi decise di costituire una società mista per guadagnar tempo e gestire la controversia legale in atto.
Alla fine, dopo una vertenza giudiziaria di 5 anni e la condanna dell’ex sindaco a 5 anni di carcere, nel 2000 il Consiglio comunale ha approvato la totale rimunicipalizzazione ed è stata avviata la trasformazione in azienda a totale proprietà e gestione pubblica.
Acqua di Parigi : protagonisti e organizzazione
Per capire la rivoluzione che ha rappresentato la rimunicipalizzazione a Parigi, occorre aver presente che la situazione dell’acqua nella capitale rifletteva quella del settore idrico dell’intera Francia, con due grandi multinazionali dell’acqua come protagoniste: Veolia e Suez.