Riprendiamo dal periodico del Consiglio Comunale di Torino del 4/12/09. 

L'articolo originale si trova qui: http://www.comune.torino.it/cittagora/article_7504.shtml 

 

4/12/09 

Con la recente approvazione del decreto legge Ronchi forse almeno la partita per affidare la gestione del servizio idrico ai privati non si è chiusa. Sembra dimostrarlo la presentazione di una delibera d'iniziativa popolare al Comune di Torino accompagnata da ben dodicimila sottoscrizioni. Tutte firme favorevoli alla proprietà pubblica della rete idrica e alla gestione del servizio senza scopo di lucro.

Spalleggiati da un testimonial di riguardo come Bruno Gambarotta i proponenti hanno chiesto una modifica allo Statuto per riaffermare il diritto all'acqua alla pari di quello al lavoro, alla tutela della salute, alla casa e all'istruzione.
Lo scrittore ha evidenziato come: "L'ingresso dei privati nel settore dell'acqua è spinto dalla necessità di produrre degli utili e dei dividendi per gli azionisti. Se ci pensate - ha detto - tutta la pubblicità in tv di questo periodo è la dimostrazione di un mercato interessante per gli investitori".

Francesco Nannetti, il primo firmatario della maxi raccolta di firme ("probabilmente la più cospicua in città dal dopoguerra"), ha ricordato che nelle città italiane dove il servizio è gestito dai privati si registrano dei considerevoli aumenti delle tariffe. 
"Persino negli Stati Uniti - ha proseguito Nannetti - il Paese liberista per eccellenza non si è mai privatizzato il servizio. Torino segua l'esempio di Parigi, che di recente ha ripubblicizzato l'acqua, e la Smat torni di nuovo pubblica come lo è stata fino a pochi anni fa".

Tra i firmatari, Elena Sargiotto ("con al privatizzazione dell'acqua si sta compiendo un'azione mostruosamente insensata") e poi Giovanni Mello ("stiamo sensibilizzando le dieci circoscrizioni cittadine, il loro parere è obbligatorio") hanno completato l'illustrazione.

Della vicenda se ne parlerà il prossimo 17 dicembre in una riunione della Commissione Ambiente, in seduta congiunta con la Conferenza dei Capigruppo. Poi il destino della delibera sarà appannaggio del Consiglio comunale che la voterà in una delle prossime sedute.