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La Giunta comunale di Torino ha aspettato 3 anni per tradire il Referendum


Il 25 marzo ha approvato la delibera che impapocchia Statuto e Convenzione SMAT per far credere di applicare l’esito referendario ma in realtà per mascherare l’intenzione inconfessata e impopolare di vendere, prima o poi, anche la SMAT dopo AMIAT, TRM e GTT.

Nel frattempo però, diversi Consigli comunali hanno già deliberato la Trasformazione di SMAT in Azienda Speciale consortile di diritto pubblico, applicando così il Referendum, nel rispetto della volontà popolare e della  democrazia.

Sono esempi positivi, che il Comune di Torino dovrebbe imitare e pertanto:

- smettere di risucchiare gran parte degli utili SMAT per pagare i propri debiti, costringendo l’Azienda a indebitarsi a sua volta con le banche

- accertare la responsabilità delle perdite di oltre 3 milioni di euro nell’avventura di Palermo, e pretendere il dovuto risarcimento

- verificare su quale mandato il Consiglio di Amministrazione SMAT  ha lanciato insieme a IREN, un’Offerta Pubblica di Acquisto del 38% di  SAP- Società Acque Potabili per complessivi 14,5 milioni di euro,

- rendersi conto che SMAT non è un bancomat da cui prelevare altri ingenti capitali per il riacquisto delle sue azioni ora detenute da FCT, CIDIU e altri, come prevede un apposito emendamento (Allegato 2) alla delibera in argomento.

Sfidiamo l’Autorità d’Ambito Torinese ATO3 – che gestisce il Sistema Idrico Integrato della nostra provincia, e il presidente della Provincia che lo presiede, nonché il  Sindaco di Torino, quale rappresentante della maggior parte di proprietà – a dimostrare di aver dato a SMAT un qualsiasi indirizzo rispetto all’appalto di Palermo e all’OPA su SAP

Sfidiamo il Sindaco e i consiglieri comunali di Torino,  il Comune azionista di maggioranza di SMAT,  a dimostrare di aver esercitato i poteri di indirizzo e controllo sulla SMAT conferiti loro dall’Art. 42 della Legge 267/2000 Testo Unico degli Enti Locali.

Non risulta che questa legge sia già stata rottamata, ma i ruoli sono ormai capovolti: il Consiglio d’amministrazione decide, il Consiglio comunale ratifica.

Ecco perché si vuole conservare SMAT nella forma giuridica della SPA di diritto privato e non la si vuole trasformare  in Azienda Speciale consortile di diritto pubblico che non potrebbe effettuare queste operazioni finanziarie all’insaputa e senza il consenso dei Comuni consorziati.

I Consiglieri comunali di Torino sono ancora in tempo a rispettare le regole democratiche e la volontà popolare espressa dal Referendum del 2011 seguendo l’esempio dei Consigli comunali di Avigliana, Busano, Bussoleno, Chiomonte, Chivasso, Comunità Montana Valle Susa e Val Sangone, Nichelino, Rivalta,  San Didero, Torre Canavese, Venaus, Villar Dora, Villar Focchiardo che hanno già approvato – e altri stanno approvando -  la deliberazione di Trasformazione di SMAT in Azienda Speciale consortile di diritto pubblico perché l’acqua non è una merce e perciò la sua gestione deve essere pubblica e partecipativa senza scopo di lucro.

Torino, 2 aprile 2014