19 febbraio 2016: Emissione di obbligazioni SMAT?
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Emissione di obbligazioni SMAT?
Sperando di averla fatta franca facendoci pagare due volte la stessa acqua negli anni dal 2008 al 2012, e incassando così 46 milioni di euro più del dovuto, SMAT ora ci riprova e cerca di fare altri soldi con l’emissione di obbligazioni per 100 o 150 milioni di euro.
Sostiene di averne bisogno per finanziare le grandi opere previste nel suo Piano Investimenti, tradotto nel Piano d’Ambito 2016-2033 adottato ma non ancora approvato dai Comuni dell’area metropolitana.
Questa volta però sembra che i Comuni non la bevano!
La Giunta comunale di Torino si è divisa tra chi si è sempre adeguato al volere di SMAT e chi invece FINALMENTE rivendica al Comune il ruolo di governo del Sistema Idrico Integrato che gli compete per legge e che SMAT abitualmente scavalca.
Ci auguriamo che questo nuovo atteggiamento prevalga nel Comune di Torino, e negli altri Comuni dell’area torinese, che siano messe in discussione le scelte di SMAT per le grandi opere e che sia invece privilegiato un vasto programma di opere minori ma indispensabili e urgenti per tutelare la risorsa acqua sotto l’aspetto della qualità, del risparmio idrico e della stessa bolletta:
* definendo le aree di salvaguardia per tutte le 1669 captazioni esistenti ed inserendo i misuratori sui prelievi idropotabili per evitare emungimenti dannosi alla falda,
* riducendo drasticamente i volumi di acqua prelevata dai 350.000.000 metri cubi/anno attuali ai volumi di circa 170-180.000.000 metri cubi/anno effettivamente necessari a servire l’utenza dell’area metropolitana,
* sostituendo le tubazioni colabrodo e quelle in cemento-amianto
Si tratta di interventi veramente strategici, molto meno costosi delle grandi opere sognate da SMAT, e che non richiedono coperture finanziarie ardite come l’emissione di obbligazioni proposta da SMAT che presenta aspetti molto negativi e preoccupanti :
- aumento delle tariffe di almeno il 41% da qui al 2033,
- eccessivo indebitamento che dovrebbe poi essere ripianato dai Comuni che probabilmente non ce la faranno e saranno costretti, come sperano gli ostinati fautori della privatizzazione di SMAT, a
- vendere in tutto o in parte l’azienda ai privati com’è già avvenuto per l’Azienda Elettrica, per l’inceneritore e per AMIAT.
Riassumendo: prima i Comuni, con una procedura aperta alla partecipazione, definiscono in sede ATO le priorità di investimento, poi si definisce il piano finanziario individuando anche le eventuali necessità di reperire ulteriori risorse, quante e con quali modalità, esercitando così quel “controllo analogo” che, ricordiamo, è il presupposto dell'affidamento diretto a SMAT.
Chiediamo quindi a tutti Comuni membri dell’Autorità d’Ambito di riprendersi in mano il BUON GOVERNO del Sistema Idrico Integrato torinese, di rispettare le leggi e l’esito del Referendum del 2011, e di impartire a SMAT le direttive adeguate.
Se qualche “manager” si è montato la testa, un secchio di buona acqua potabile gliela può raffreddare. E non sarebbe nemmeno uno spreco.
Il Comitato provinciale Acqua Pubblica Torino
Torino, 19 febbraio 2016
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