A Torino, ci troviamo in piazza Carignano dalle ore 15.30 per ribadire tutti e tutte insieme che
la concorrenza di Draghi fa male alla democrazia
Il governo Draghi ha predisposto il disegno di legge sulla concorrenza e il mercato, che è in fase di esame in Parlamento.
Si tratta di un documento dove trionfa il “tutto è merce”: acqua, energia, rifiuti, trasporto pubblico locale, sanità, servizi sociali e culturali: tutto va gestito con le logiche del mercato e del profitto.
Si annulla così la volontà popolare espressa con i referendum del 2011 contro la privatizzazione dell'acqua e dei beni comuni.
L’ obbligo di mettere a gara i servizi pubblici espropria i Comuni del loro ruolo fondamentale, assicurato dalla Costituzione, di garantire il soddisfacimento dei bisogni e la tutela dei diritti della cittadinanza.
Nella sempre più drammatica crisi climatica si ignora la necessità di tutelare le risorse ambientali nell'interesse collettivo e non di pochi centri di interesse finanziario e speculativo.
La pandemia, la guerra di nuovo dentro i confini dell'Europa, il drastico peggioramento delle condizioni di vita delle persone, esigono uno stop al modello sociale basato sui profitti.
Occorre costruire un'altra società, fondata sulle persone e sui loro diritti, sulla riappropriazione sociale dell'acqua e dei beni comuni, sulla gestione partecipativa di tutti i servizi pubblici.
Per questo chiediamo lo stralcio dell'art. 6, lo stop ai provvedimenti su sanità, servizi sociali, trasporti, rifiuti, energia contenuti nel DdL Concorrenza e l'apertura di un ampio dibattito pubblico sulla gestione dell'acqua, dei beni comuni, dei servizi pubblici.
Con Comitato Acqua Pubblica Torino e Acmos, Anpi Grugliasco, Arci Torino, Attac Torino, Comunet, Manituana, Pro Natura, Salviamo il Paesaggio Torino, Volere la luna, federazione di Torino di Rifondazione comunista, fondazione Benvenuti in Italia, Sinistra Ecologista, CUB, USB, Sinistra Anticapitalista…e tutt* coloro che hanno a cuore i beni comuni
(adesioni in aggiornamento)
Torino, maggio 2022
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Capitolo 2 – Il caso di Parigi: municipalizzazione dell’azienda dell’acqua e democratizzazione, la novità dell’Osservatorio
Questo capitolo tratta del cambiamento radicale delle politiche dell’acqua realizzato a Parigi e fondato sui valori di democrazia, giustizia e resilienza. Per comprendere appieno i pro e contro del processo di democratizzazione - che ha accompagnato la rimunicipalizzazione del servizio idrico parigino - bisogna collocare questa importante riforma nel contesto politico del tempo.[1]
La nuova configurazione politica del potere comunale
Nel 2001, per la prima volta dalla Comune di Parigi, un esponente della sinistra, Bertrand Delanoë (Partito Socialista) è stato eletto sindaco di Parigi. L’insediamento di una coalizione politica di sinistra (Socialisti, Verdi e Comunisti) ha rappresentato una svolta profonda. In precedenza solo la destra aveva regnato sull’amministrazione parigina, creando una rete di collusioni e legami tra le diverse sfere del potere, tramite rapporti con soggetti economici e politici basati su clientelismo, accordi sottobanco e lobbismo.
Quella svolta politica radicale è stata impersonata dall’arrivo dei nuovi eletti tra i quali molti giovani e donne. I Verdi, rappresentati per la prima volta in Consiglio comunale, erano il secondo Gruppo per numero di eletti. La coalizione era composta per la maggior parte da consiglieri alle prime armi, senza esperienza istituzionale, ma che si erano preparati nell’attivismo e nelle ONG. Creato nel 1984, quello dei Verdi in Francia è un partito giovane rispetto agli altri. Molti dei suoi promotori si sono formati nei movimenti di base, sociali e ambientali. E questo li ha resi portatori di una visione alternativa della società da far fiorire nelle stanze del potere. Una visione meno gerarchica e molto più aperta alla società civile e ai movimenti. Un approccio orizzontale che spiega perché il partito non si è dedicato soltanto ai problemi ambientali ma anche a quelli dei beni comuni, dei servizi pubblici e alla lotta contro il clientelismo.
Un modo diverso di intendere la politica, e di farla, che si è tradotto nelle nuove scelte politiche e nelle pratiche democratiche realizzate a Parigi. Molto ha contato il ruolo dei Verdi nella rottura con i programmi delle precedenti maggioranze di destra e nell’attuazione di quelli della coalizione di sinistra che hanno portato all’approvazione delle riforme comunali e in particolare alla lotta contro alcune lobbies industriali. Essa è stata resa possibile dai Verdi che non hanno mai preso soldi da organizzazioni private, tanto meno dai grandi gruppi e dalle multinazionali. Tutti gli altri partiti, che hanno avuto ruoli di potere a livello nazionale e locale, compreso il Partito Comunista, hanno goduto per decenni – in totale mancanza di trasparenza- dell’appoggio finanziario dei grandi gruppi privati, sia per le campagne elettorali sia per la normale gestione quotidiana del partito. Fino al 1988 non c’erano leggi in Francia sul finanziamento dei partiti, e la porta era aperta a ogni sorta di abuso.
Per fortuna, sono poi intervenute diverse leggi che hanno cercato di rispondere a casi certi di corruzione, fino al divieto, nel 2005, di donazioni ai partiti da parte delle imprese.
In ogni caso quelle pratiche avevano creato relazioni durature e legami di dipendenza tra la classe politica e il settore privato. E l’appoggio dei grandi gruppi ai politici non è cessato del tutto nemmeno oggi. Ora passa attraverso vari e diversi canali, a volta visibili e pubblici, a volte ai limiti della corruzione. Si possono citare i posti di lavoro offerti a politici sconfitti, o incarichi di rappresentanza, doni sotto forma di contributo finanziario a campagne di comunicazione o eventi organizzati dal Comune e altro. È innegabile che l’indipendenza finanziaria dei Verdi, fin dalla loro nascita, dai gruppi privati, dice molto sulla libertà dei loro rapporti con le multinazionali.
Nella classe politica francese i Verdi (ora Europe Ecologie-Les Verts) sono sempre stati in prima linea per la gestione pubblica dell’acqua, spesso da soli contro le grandi imprese. In Francia, hanno dato il più grande contribuito per deprivatizzare i servizi idrici, soprattutto come amministratori locali contro gli affidamenti alle multinazionali francesi. Il primo caso significativo di rimunicipalizzazione dell’acqua in una grande città è quello di Grenoble. Negli anni ’90 un consigliere comunale dei Verdi diede inizio a una lotta con l’allora sindaco di Grenoble, denunciandolo come responsabile di un sistema corruttivo che aveva portato alla privatizzazione dell’acqua nel 1989. Nel 1995 una nuova maggioranza Sinistra-Verdi decise di costituire una società mista per guadagnar tempo e gestire la controversia legale in atto.
Alla fine, dopo una vertenza giudiziaria di 5 anni e la condanna dell’ex sindaco a 5 anni di carcere, nel 2000 il Consiglio comunale ha approvato la totale rimunicipalizzazione ed è stata avviata la trasformazione in azienda a totale proprietà e gestione pubblica.
Acqua di Parigi : protagonisti e organizzazione
Per capire la rivoluzione che ha rappresentato la rimunicipalizzazione a Parigi, occorre aver presente che la situazione dell’acqua nella capitale rifletteva quella del settore idrico dell’intera Francia, con due grandi multinazionali dell’acqua come protagoniste: Veolia e Suez.
Che IREN voglia mettere le mani su SMAT non è una novità. Lo diceva già 20 anni fa l’allora Amministratore Delegato di IRIDE ing. Garbati.
È la politica che IREN sta perseguendo nel Nord Ovest, a Vercelli come ad Asti, Cuneo e Novara, per controllare il mercato dell’energia, dei rifiuti, del gas e anche dell’acqua: per accaparrarsi non solo la gestione delle aziende idriche locali ma anche le fonti dei loro acquedotti, sempre più preziose in tempi di siccità e di cambiamento climatico.
Gestendo l’acqua come merce e non come bene comune SMAT fa un sacco di soldi. Solo gli incapaci e i corrotti non ci riescono.
IREN di soldi ha un grande bisogno, anche se sembra uscita dalle difficoltà degli scorsi anni che l’avevano addirittura costretta ad intaccare le riserve per pagare un po’ di cedole agli azionisti. Non l’hanno certamente aiutata le manovre finanziare dissennate della maggioranza Appendino che prima ha venduto a basso prezzo un consistente pacchetto di azioni IREN e poi lo ha riacquistato a un prezzo molto maggiore.
È di questi giorni la denuncia del Sindaco di Torino della pessima gestione della Nettezza Urbana da parte di IREN che si è già mangiata AMIAT e la gestisce.
I vertici IREN lascino stare SMAT e comincino ad occuparsi di questo problema sanitario e ambientale che degrada Torino, umilia i lavoratori ex-AMIAT e indigna i torinesi costretti a pagare esose bollette per un servizio sempre peggiore.
È la dimostrazione che i criteri e le logiche del mercato e del profitto sono incompatibili con l'obiettivo dei servizi pubblici locali: il loro scopo non è fare profitto ma erogare servizi efficienti, economici e accessibili a tutti con bilanci in pareggio. Altrimenti perché paghiamo le tasse e le bollette?
Il Consiglio di Amministrazione IREN decadrà il prossimo giugno.
Chiediamo sin d’ora che le nuove nomine – di competenza dei Comuni azionisti a partire dal Comune di Torino - segnino un profondo cambiamento rispetto al passato. La scelta dei nuovi vertici IREN e il mandato di gestione che verrà loro conferito devono poggiare innanzitutto su una nuova cultura del servizio pubblico di cui i cittadini contribuenti non sono clienti ma utenti, come sono i datori di lavoro di manager e dipendenti. I quali devono perseguire un risultato certamente economico ma soprattutto sociale e ambientale: dall’accesso universale al servizio alla sua qualità, dal risparmio energetico al contrasto al cambiamento climatico, dalla trasparenza alla gestione partecipativa.
Il 28 marzo il Consiglio comunale voterà il Bilancio di Previsione del Comune per gli anni 2022-2024: atto fondamentale per l’attività dell’Amministrazione e per l’erogazione dei servizi indispensabili alla vita della città. Ma all’abbondanza dei numeri e delle tabelle non corrisponde alcuna decisione concreta sul che fare di fronte al debito astronomico, alla pestilenza Covid ancora incombente, alla crisi climatica allarmante di cui la siccità è il fenomeno più evidente.
Basti l’esempio di SMAT a cui il DUP – Documento Unico di Programmazione - assegna i seguenti obiettivi:
*pag. 53 : attuare il piano industriale, realizzare un set condiviso di dati di natura gestionale, economico finanziaria e di qualità del servizio, fornire i verbali delle assemblee e comunicare il raggiungimento degli obiettivi attribuiti dal Socio ed elencati nel presente documento e cioè
* pag. 153 : OBIETTIVO 2022 : verifica straordinaria (…) della situazione manutentiva delle fontane monumentali della Città (sic!)
Come se SMAT Società per Azioni di diritto privato non avesse problemi ben più gravi e urgenti:
Amministratore Delegato: incarico vacante da quasi un anno. La ripartizione di alcuni dei suoi compiti tra i membri del Consiglio d’Amministrazione ha creato un aggravio di procedure e incombenze che nuoce gravemente al buon andamento dell’azienda.
Tanto vale trasformare SMAT S.p.A. in Azienda Speciale di diritto pubblico, guidata da un Direttore Generale assistito da un Consiglio di Sindaci dei Comuni consorziati: maggiore efficienza e non trascurabile risparmio per decine di migliaia di euro dei compensi al CdA, prelevati dalle nostre bollette.
Recupero sollecito e potenziamento delle capacità tecniche e progettuali all’interno di SMAT, per non affidare più la progettazione anche preliminare dei grandi lavori alle aziende appaltatrici, privandosi di ogni concreta possibilità tecnica non solo di progettazione ma anche e soprattutto di controllo sull’esecuzione e gestione delle opere stesse.
Riduzione dello spreco idrico che per ammissione della stessa SMAT raggiunge i 93.000.000 m³/anno con la sostituzione delle tubature degli acquedotti, oramai vetuste e soggette a rotture, invece di inseguire soluzioni high tech per la ricerca delle perdite di rete (forse meno costose ma molto meno efficaci).
Equità e trasparenza della tariffa: anche se Arera istiga ad addebiti ingiusti e ingiustificati come il rispristino sotto mentite spoglie del profitto sull’acqua, il conguaglio che ci fa pagare anche l’acqua non consumata, o l’aggravio del 2% della tariffa che fa ricadere su tutti gli utenti l’onere della morosità non solo incolpevole ma anche di quella colpevole a solo vantaggio dei furbi e dei disonesti.
Non possiamo infine tacere del caso emerso dall’inchiesta sulla ‘ndrangheta torinese, riguardante un lavoratore SMAT, dell’ufficio marketing posto ai piani alti dell’azienda, attuale vice presidente del Consiglio comunale e componente della Commissione comunale Legalità. Quali cittadini utenti SMAT, che in bolletta paghiamo anche il suo stipendio, ci attendiamo al più presto rassicurazioni sulle modalità della sua assunzione ed inquadramento.
In questo inverno appena trascorso, particolarmente segnato dalla siccità, non si possono non considerare gli effetti incombenti della crisi climatica in atto. Eppure, anche a fronte di tali evidenze, c'è chi continua a ritenere accettabile che si perda oltre la metà dell'acqua immessa negli acquedotti, a causa di tubazioni colabrodo, o che si intraprendano anacronistiche grandi opere come la TAV Torino-Lione, scavando tunnel nel cuore della montagna e drenando acqua pregiata che potrebbe ogni anno dissetare 600.000 persone.
Queste le ragioni che hanno spinto il Comitato acqua pubblica di Torino ad aderire alla campagna Giudizio Universale.
La Giornata mondiale dell'acqua 2022 sarà l'occasione per fare il punto sulla campagna ma anche sul recente report IPCC 2022 - Intergovernmental Panel on Climate Change.
Ne parliamo con:
MARICA DI PIERRI - Portavoce A Sud, prima promotrice campagna Giudizio Universale FRANCESCO GONELLA - Docente di Fisica, Università Ca’ Foscari di Venezia RAFFAELE CESARI - Avvocato, team legale Giudizio Universale
In questi giorni i media riportano con frequenza notizie sulla siccità in Piemonte.
Non è la prima volta e certo non sarà l'ultima. Anzi, gli effetti del cambiamento climatico porranno con sempre maggiore urgenza il tema della carenza d'acqua e della disomogenea distribuzione delle precipitazioni nel corso dell'anno.
Questa situazione causerà inevitabili impatti sulla popolazione, con rischio di razionamento della distribuzione in alcune zone e problemi per l'irrigazione delle colture agricole.
In questo contesto, nel cuore delle montagne della Valsusa e della Maurienne (in Francia) si verifica da anni un colossale spreco d'acqua.
Infatti, i lavori per la realizzazione del cunicolo esplorativo del TAV Torino-Lione, lungo 7 km, dal 2013 causano fuoriuscite d'acqua provenienti dalle falde intercettate dalle trivelle.
I dati disponibili indicano una portata media di 102,6 litri/secondo. Su base annua, il volume d'acqua fuoriuscito equivale al fabbisogno di una comunità di 40.000 persone.
Analoghe sottrazioni e sprechi si verificano sul versante francese, dove i tunnel di servizio sono tre e asciugano le Alpi dal 2010.
Considerando che questi dati riguardano gallerie secondarie, di limitato chilometraggio e profondità, è ragionevole prevedere che lo scavo dei due tunnel principali, ciascuno lungo 57 km e che raggiungeranno maggiori profondità, causerà perdite d'acqua decisamente più rilevanti.
Forse Telt intende prendere alla lettera il tema della Giornata Mondiale dell’Acqua 2022 che si celebrerà il 22 marzo prossimo: acque sotterranee - rendere visibile l’invisibile, ma, nella sostanza, si sottrae l'acqua al suo ciclo naturale, rischiando così di compromettere interi ecosistemi.
E' sconcertante che questi “effetti collaterali” siano stati previsti in fase progettuale ed approvati dalle autorità competenti. Evidentemente sono stati considerati irrilevanti rispetto agli ipotetici e ampiamente discutibili benefici (per chi?) derivanti dalla realizzazione della “Grande Opera”.
E' sconcertante la distanza tra i dichiarati intenti dei vari organi di governo, locali e nazionale, volti al contrasto del cambiamento climatico e alla tutela delle risorse ambientali, e le azioni concrete che spesso, come in questo caso, vanno nella direzione opposta (nel PNRR il TAV è considerata opera prioritaria).
E' sconcertante che, finora, ciò sia avvenuto nella più totale indifferenza.
Si dovrà attendere che i rubinetti restino a secco prima che la nostra classe dirigente inizi ad agire seriamente, scevra da pregiudizi ideologici e senza la pressione di interessi economici, per la tutela del bene comune acqua?
VENUTE D’ACQUA* NEL CUNICOLO ESPLORATIVO DE LA MADDALENA (CHIOMONTE) PER LA LINEA FERROVIARIA AD ALTA VELOCITA’ TORINO-LIONE
Dati forniti da TELT in data 3 dicembre 2021
* venuta d’acqua = fuoriuscita improvvisa di una sensibile quantità d’acqua dalla parete di scavo, proveniente da una falda o da una sacca (fonte: Treccani)
Data avvio scavo
22/01/2013
Data termine scavo
20/02/2017
Lunghezza cunicolo
7.020 m
Numero venute d’acqua
245
Distanza media tra le venute
30 m
Portata complessiva delle venute attive a febbraio 2017
102,6 l/s
Volume d’acqua fuoriuscito dal cunicolo in un anno
3.235.593,6 mc/a
NB il dato non comprende le 78 venute d’acqua che a febbraio 2017 sono risultate esaurite ma che negli anni di scavo precedenti sono state censite come attive
Volume d’acqua fuoriuscito, stimato sul dato di febbraio 2017,
dalla conclusione dello scavo al 31 dicembre 2021
16.177.968 mc
Consumo di acqua potabile pro capite al giorno (fonte Istat)
220 litri
Consumo di acqua potabile pro capite all’anno
80.300 litri
Il volume d’acqua fuoriuscito in un anno dal cunicolo esplorativo di circa 7 km è dunque pari al fabbisogno idrico annuo di circa 40.000 persone
Per l’intera galleria di 57 km, oltre 8 volte la lunghezza del cunicolo esplorativo, prevista per la realizzazione della linea ad alta velocità Torino-Lione si può ipotizzare, al termine dello scavo, la fuoriuscita di un volume d’acqua ogni anno pari a: 24.590.500 mc corrispondente al fabbisogno idrico annuo di 300.000 persone.
Considerata la doppia canna prevista dal progetto, il dato potrebbe raddoppiare, arrivando a corrispondere al fabbisogno annuo di ben 600.000 persone.
Non va dimenticato che l’acqua che esce dalle viscere della montagna ha una temperatura superiore a quella dei corpi idrici superficiali ed è potenzialmente contaminata dai lavori di cantiere, pertanto non può essere immessa nell’ambiente senza essere raffreddata e purificata.
23 febbraio 2022.
Segreteria Operativa Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua
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