ATTAC- Associazione per la Tassazione delle Transazioni finanziarie e l’Aiuto ai Cittadini
Educazione popolare rivolta all’azione
È pubblico e ufficiale da inizio anno il Progetto di trasformazione del Maria Adelaide in struttura sanitaria moderna ed efficiente, conforme alle leggi e regolamenti nazionali ed europei, elaborato da medici, infermieri, tecnici sanitari, abitanti e studenti che vivono, studiano e lavorano nei quartieri Aurora Rossini Vanchiglietta di Torino, scaricabile qui: http://bit.ly/3ltQYdW.
Infatti è già stato consegnato personalmente nelle mani dell’Assessore regionale alla Sanità, è stato illustrato in sedute pubbliche ai consiglieri regionali e comunali membri delle rispettive Commissioni Sanità, si sono espressi favorevolmente su di esso il Presidente dell’Ordine dei Medici, la segreteria regionale dell’ANAAO, il sindacato infermieri Nursind, il Coordinamento dei medici di famiglia “Now or Never”, il Direttori generali dell’ASL Città di Torino e dell’AUO Città della Salute, la Circoscrizione 7.
Il presidente di quest’ultima, con un improvviso voltafaccia - in pieno Ferragosto - rinnegando ogni precedente impegno, e in spregio alle migliaia di cittadini/e che hanno sostenuto con le loro firme il Progetto per “Il Maria Adelaide che Vogliamo” - propone ora di spartire i 13.000 mq del complesso del Maria Adelaide in residenza studentesca e struttura sanitaria, da finanziare con i fondi del PNRR, destinati anche ai privati.
Il Partito Democratico (?) ha addirittura iniziato una raccolta firme a sostegno di questa soluzione, gradita alla Lega, ma opposta a quella sostenuta da molti altri cittadini con il Progetto per “Il Maria Adelaide che vogliamo”. PD e Lega si stanno infatti buttando sulle ingenti risorse che l’Unione Europea mette a disposizione del nostro paese con il PNRR - Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, per privatizzare la sanità. È il rischio che corre il Maria Adelaide.
di proprietà e gestione pubblica e partecipativa, senza scopo di lucro
Nel Referendum del 2011 una maggioranza impressionante di italiani ha deciso che
l’acqua è di proprietà e gestione pubblica: 95,66% SÍ - 4,34% NO
non si fanno profitti sull’acqua: 96,11% SÍ - 3,89% NO.
In questi 10 anni la maggior parte dei nostri Sindaci non ha rispettato la volontà popolare: non ha trasformato SMAT, la nostra azienda dell’acqua, da società per azioni di diritto privato a scopo di lucro in azienda speciale di diritto pubblico a gestione partecipativa senza finalità di profitto.
Le prossime elezioni comunali giungono sono l’occasione per rispettare finalmente il voto del 96% dei nostri/e concittadini/e e porre fine alla gestione dell’acqua come una merce, soggetta alle logiche del mercato a fini di lucro.
A chi si candida al governo della nostra città chiediamo di impegnarsi pubblicamente
per gestire l’acqua come preziosa risorsa naturale essenziale per la vita, un bene comune di cui nessuno può rivendicare la proprietà, un diritto umano universale, da difendere dallo sfruttamento economico e dagli effetti del cambiamento climatico e da tutelare per le generazioni future.
A maggior ragione dopo l’esperienza della pandemia, durante la quale si è reso evidente il legame indissolubile tra acqua e salute.
Poniamo in discussione l’opportunità/legittimità di candidature a Sindaco di imprenditori attivi nel settore delle acque minerali, non solo per eventuali/possibili conflitti di interesse materiali.
Riteniamo inconciliabile l’obiettivo del Movimento dell’Acqua di gestire l’acqua senza scopo di lucro tramite SMAT - Azienda di diritto pubblico, e quello di candidati-imprenditori che gestiscono l’acqua come merce da cui trarre lauti profitti.
A dieci anni dal Referendum con cui il popolo italiano si è espresso per l'Acqua pubblica e contro la sua riduzione a merce fra merci, gli ostacoli alla sua effettiva ripubblicizzazione si fanno sempre più aspri, le spinte alla privatizzazione sempre più aggressive.
Si affaccia la prospettiva della quotazione in borsa dell'acqua in sé, il PNRR del governo Draghi-Salvini apre ai privati in ogni dove. Il “mantra” è sempre lo stesso: “il pubblico è un fallimento!”, “...solo il privato ...”, “l'Europa non lo consente!”. Sono menzogne! Il panorama europeo è esattamente l'opposto.
Parliamo con le/i protagoniste/i in Europa dei successi della ripubblicizzazione, e con la curatrice della banca dati del TNI sulla de-privatizzazione dei servizi pubblici nel mondo.
Dopo un saluto di Rodrigo Mondaca di Modatima - Movimento di lotta per l'acqua (Chile) e prossimo Governatore della Regione di Valparaiso,
Interverranno:
- Anne Le Strat - Già vicesindaca di Parigi
- Dorothea Härlin - Portavoce del movimento Berliner Wassertisch
- Lluisa Melgares - Vicesindaca di Terrassa (Catalogna)
- Carmine Piscopo - Vicesindaco di Napoli
- Satoko Kishimoto -Transnational Institute di Amsterdam
Modera:
Paolo Carsetti - Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua
SMAT - Misera fine di una maggioranza che aveva promesso il cambiamento.
L’ha dimostrato l’audizione sul piano industriale di SMAT davanti a ben 3 Commissioni consiliari permanenti. Il Comitato provinciale Acqua Pubblica Torino ha avuto un bel documentare che in questi ultimi 10 anni SMAT non ha lavorato per la nostra comunità: alla diminuzione del 5,22% del consumo d’acqua ha corrisposto l’aumento del + 20% del fatturato, degli utili + 53%, della tariffa + 28% e purtroppo anche dello spreco idrico: i prelievi sono saliti da 350 milioni di mc nel 2015 a 395 milioni di mc nel 2021.
Solo 1 (una) consigliera 5stelle ha ricordato di aver chiesto chiarimenti oltre un anno fa senza alcun riscontro. Tutt* gli altri zitti come tombe. Salvo alcune parole di circostanza – “vedremo, ci penseremo” - del presidente della VI Commissione .
Il giorno dopo i giornali hanno dato notizia delle dimissioni dell’Amministratore Delegato di SMAT, indicato a quell’incarico strategico proprio dai 5Stelle. Per quali ragioni ha deciso di lasciare poco prima della presentazione del bilancio che, ricordiamolo, riassume l’attività dell’ultimo anno di SMAT sotto la sua direzione? Probabilmente un unicum, quanto meno nella storia delle aziende di servizi pubblici della nostra città.
Che non fosse riuscito a inserirsi bene in Azienda era noto a tutti. E che alle sue difficoltà non fosse estraneo l’immarcescibile Presidente, era altrettanto noto.
Lascia esterrefatt* il silenzio di tomba della Sindaca che lo aveva scelto, il mutismo dei consiglieri 5stelle, il loro rifiuto a parlarne in Consiglio comunale, malgrado le richieste di diversi consiglieri di minoranza.
Le OOSS avvertono la gravità della situazione, chiedono di conoscere le vere motivazioni delle dimissioni, esprimono preoccupazione per il futuro dell’azienda e auspicano soluzioni rapide ma … “anche interne, ad interim” (sic!)… come se fosse positivo ritornare alla situazione aziendale ante dimissioni dell’Amministratore Delegato.
Come non ricordare che nella Conferenza di Produzione da noi organizzata l’ 8 giugno 2019: avevamo messo in luce la pericolosa deriva impressa a SMAT dal suo gruppo dirigente, con il consenso di gran parte dei Comuni azionisti, indifferenti al valore dell’acqua Bene Comune e venalmente interessati a considerarla una merce, fonte di profitti da incamerare a bilancio.
Una deriva impressa con la progressiva esternalizzazione di attività, settori e competenze che erano il vanto dell’azienda, e l’orgoglio dei lavoratori e dei torinesi.
Basti l’esempio dell’Acquedotto di Valle, la cui progettazione preliminare definitiva ed esecutiva è stata totalmente affidata all’impresa che ha costruito la grande opera, costata circa 130 milioni di euro, pagati integralmente da noi utenti SMAT con la nostra bolletta dell’acqua.
Inaugurata il 29 giugno 2019, non fornisce ancora l’acqua a tutti i 27 comuni della Valsusa. E’ di questi giorni la notizia che l’allacciamento con il Comune di Rosta sarà completato fra due anni!
SMAT, come altre ex-municipalizzate, sta diventando una scatola vuota che serve solo a raccogliere i soldi delle bollette e consegnarli poi ai signori degli appalti perché è priva delle risorse professionali interne in grado di progettare e di controllare la qualità e l’esecuzione dei lavori. Così si persegue l’impoverimento dell’azienda di proprietà pubblica e la sua privatizzazione.
Se l’Amministratore delegato dimissionario ha cercato di scongiurare questa deriva ed è stato sconfitto, dovrebbe scattare un forte allarme per il futuro di SMAT: quei profitti, quella tariffa, quello spreco idrico dimostrano che la nostra azienda non persegue l’interesse sociale collettivo confermato dal Referendum del 2011, ma unicamente un miope scopo di lucro a danno di noi utenti, della tutela della risorsa e dell’ambiente.
Altro che interim: escano di scena ciechi amministratori comunali e miopi strateghi aziendali.
SMAT ritorni ad essere uno dei gioielli industriali di Torino, al servizio della nostra comunità, dove lavorare per la città significa lavorare anche per sé e non essere espropriati del valore del proprio lavoro per arricchire il padrone.
Dieci anni fa abbiamo vittoriosamente difeso tutt* insieme il diritto all’acqua contro le privatizzazioni del famigerato Decreto Ronchi.
Abbiamo detto che di quell’esito referendario saremmo stati custodi, perché nemmeno noi che ci siamo spesi in prima persona potevamo intestarci una vittoria di popolo.
Abbiamo fatto di tutto perché quella vittoria fosse rispettata, denunciando i tentativi dei vari governi che si sono succeduti da allora, di depotenziarla e disinnescarla.
Abbiamo spesso lanciato appelli in questi anni, e mai il variegato popolo dell’acqua pubblica ha fatto mancare la sua presenza. Dopo 10 anni avremmo voluto festeggiare ma
…a dicembre 2020 l’acqua è stata quotata in borsa in California
…il PNRR attacca la gestione pubblica dell’acqua, proponendo la cancellazione delle gestioni in economia e la ripresa delle privatizzazioni a partire dal sud.
Non possiamo permettere che lo shock della pandemia diventi per alcuni lo strumento per colpire il diritto all’acqua, approfittando della nostra paura e della forzata distanza.
Il 12 Giugno manifesteremo a Roma e, a Torino, ci troviamo
Giovedì 3 Giugno alle ore 20 per una serata conviviale di degustazione d’acqua (e non solo), presso il circolo Molo di Lilith, via Cigliano 7 (prenotarsi al n. 388 8597492 entro il 31 maggio, i posti sono limitati)
e
Venerdì 11 Giugno, dalle ore 17:30 in piazza San Carlo, festosi ma determinati per un flash mob che si concluderà sotto la prefettura dove lasceremo il nostro messaggio:
Beni comuni, acqua e nucleare: indietro non si torna!
A 10 anni dal referendum, no alle privatizzazioni, per un Recovery Plan dei diritti e per un futuro ecocompatibile
13 Giugno ore 18:00 - Dibattito on line sulle esperienze di rimunicipalizzazione in Europa e nel mondo (informazioni e istruzioni per il collegamento disponibili qui).
Partigiano combattente delle Brigate d'AssaltoGaribaldi,
in occasione del 1° incontro della Scuola dell'Acqua di Torino Sud,
avvenuto in data 1.10.2010
presso l'ex sala del Consiglio Comunale di Nichelino
“Ringrazio questo comitato sull'acqua per la loro lodevole iniziativa sulla quale l'ANPI, Associazione Nazionale Partigiani d'Italia non può che essere sensibile ed approvarla ed io, come rappresentante della resistenza di Nichelino, voglio aggiungere alcune considerazioni su quanto già detto.
Acqua, una semplice parola sulla quale si può dialogare all'infinito cominciando col dire che la frase che sentiamo dire: “facile come bere un bicchier d'acqua” è un falso grossolano poiché la storia insegna che solo dall'Ottocento in poi le città europee si sono dotate di acquedotti che la trasportano, pura e potabile, alla bocca di tutti. L'acqua, come l'aria e il pane, è la vita, dove non c'è acqua non c'è vita e se finisce l'acqua finisce la vita. Dell'acqua si è sempre apprezzato, quando si riusciva a berla, il sapore neutro e pulito, il sapore non sapore, il sapore dell'acqua, appunto.
L'acqua è stata definita “oro liquido”, o “il petrolio del XXI secolo”. Bene raro e prezioso che va sempre garantito per dissetare uomini e animali e irrigare le coltivazioni.
Si legge di santi che la fanno scaturire da luoghi aridi o addirittura dalla roccia, come fece Mosé nella Bibbia. Per l'acqua si sono svolte lotte armate, quella pubblica è vita, mentre quella privata profuma di guerra; in Palestina sono arrivati ad avvelenarla per scacciare i palestinesi dalla loro terra. Noi oggi, se abbiamo bisogno dell'acqua, ci basta aprire un rubinetto, ma in tanti paesi del mondo percorrono a piedi lunghe distanze con un secchio in mano e vanno a prelevarla da pozzi, fiumi, stagni o pozze fangose.
L'acqua non è un bene qualsiasi, l'acqua come l'aria è un bene comune indispensabile per sopravvivere, un alimento di vita insostituibile.
Ma nubi nere sono sorte all'orizzonte, e questa nostra società capitalista ci ha partorito un bel decreto legge: la legge 133 varata nel 2008 dall'allora ministro Ronchi, che trasforma i servizi legati all'acqua pubblica i SPA, società per azioni.
E qui la società civile ha prontamente reagito e sono nati i movimenti, il forum Italiano per l'acqua, a difendere la natura pubblica di un bene essenziale che è vita e siccome non si può privatizzare la vita, l'acqua da sempre è stata pubblica e tale deve rimanere.
La reazione energica è scattata con la proposta di referendum per riportare la gestione dell'acqua sotto il controllo pubblico. La raccolta firme ha battuto ogni record, quasi un milione e mezzo di firme, meglio del referendum sul divorzio, che già aveva avuto ottimi risultati. E voglio rimarcare che a promuoverlo erano soprattutto le associazioni laiche, religiose e ambientaliste con l'appoggio di pochi partiti e senza il sostegno mediatico delle testate giornalistiche. E sul tema sono stati assenti i partiti bipartisan di destra e di centro-sinistra.
Ora si è creato un grave pericolo circa l'uso di un bene comune. Dove l'acqua è passata ai privati sono cominciati i guai, servizi peggiorati e aumenti stratosferici. La chiave dei contatori è finita in mano a banche e multinazionali e quello che prima era un diritto collettivo è diventata una merce da pagare a caro prezzo.
I comuni avevano pieno titolo per decidere come gestire le risorse idriche senza subire interventi dall'alto, ogni problema finiva bonariamente risolto nel proprio comune. Ora saranno vertenze burocratiche con gestori che conosceremo solo da una intestazione anonima su una bolletta.
Chi governa l'acqua ha potenzialità di comando e questo potere deve essere gestito solo dal potere pubblico. Noi purtroppo non apprezziamo a sufficienza, quei 50 litri d'acqua (in media) che ognuno di noi usa giornalmente per alimentare la nostra civiltà e dimentichiamo sovente che l'acqua sul nostro globo è già un problema: non basta più a tutti e in Africa sono alle prese con il problema della sete.
Nella storia l'uomo ha sempre lottato per l'accesso all'acqua e noi oggi dobbiamo lavorare affinché essa torni ovunque a essere un bene comune e senza fini di lucro.
Noi Partigiani in montagna abbiamo combattuto e pagato a caro prezzo: rosso non era solo il FOULARD dei garibaldini, ma anche il sangue dei caduti della resistenza partigiana. Abbiamo combattuto per la conquista della libertà per tutti ma non solo, poiché la libertà senza giustizia è cosa vana e noi resistenti abbiamo sempre lottato anche per la giustizia sociale.
Dalla lotta di liberazione è nata la Repubblica Italiana, democratica e con una COSTITUZIONE ritenuta una delle più avanzate al mondo. Essa garantisce tutti i diritti dell'uomo che oggi vengono dati per scontati oppure svenduti senza pensarci troppo. Ad esempio si può ragionare sull'articolo Primo della Costituzione, che recita così: “L'Italia è una repubblica democratica fondata sul lavoro”. E qui mi viene da ridere (per non piangere) poiché in realtà la nostra società è fondata sul lavoro precario, sul lavoro nero, su milioni di disoccupati, su altri milioni che il lavoro lo cercano invano e chi ha la fortuna di averlo (ho detto fortuna e non diritto) è considerato una zavorra, come un oggetto “usa e butta”. E il governo in carica del cavalier Berlusconi, che dovrebbe risolvere questi gravi problemi, agisce come un medico che dà un'aspirina per curare un malato terminale.
L'A.N.P.I. è sempre stata vigilante e non può restare indifferente a un problema fondamentale come quello qui in discussione. Noi all'A.N.P.I. siamo consapevoli dell'importanza vitale dell'acqua e appoggiamo tutte le iniziative a suo sostegno. Fino ad oggi l'acqua dove è stata privatizzata è divenuta una mangiatoia che ha dato a pochi più da mangiare che non da bere.
Noi diciamo No!
Alla mercificazione dell'acqua e dove si scrive acqua si deve leggere democrazia e la democrazie è un bene comune da difendere. Noi vogliamo un sistema sociale in cui l'acqua sarà fine a sé stessa e non sazierà la sete di denaro. Attenzione dunque, vigiliamo e lottiamo poiché l'attuale sistema sociale basato unicamente sul profitto, ci sta rubando anche l'acqua da bere.